Livio Rosignano Caffè…bora…e la gente. Omaggio a Trieste

Trieste – dal 19 novembre 2009 al 06 dicembre 2009 – Museo Revoltella

Livio Rosignano è nato a Pinguente, in Istria, luogo d’origine della sua famiglia, il 20 novembre 1924, ma è sempre vissuto a Trieste. Si  festeggiano gli ottantacinque anni dell’autore con un omaggio  ai suoi caffè, la bora, la gente. Una cinquantina di opere, che documentano un’attività inesauribile. Allievo, da giovane, di due maestri del primo ‘900, Levier e Bergagna, fa pratica di disegno di nudo con Edgardo Sambo al Museo Revoltella (1945) e studia incisione con Carlo Sbisà all’Università Popolare, ma può considerarsi, per quanto riguarda la pittura, un autodidatta. Inizia una regolare attività artistica a partire dai primi anni cinquanta, è inoltre recensore per Il Gazzettino e Il Piccolo.

Da sempre partecipe attivo del mondo culturale triestino, Rosignano,  ricercando un’autonomia espressiva non abbandona la figura. I suoi soggetti sono legati alla vita quotidiana della città,  gli interni caratteristici dei caffè,  le strade spazzate dalla bora, i riti sociali, gli incontri di amici. Mezzo secolo di atmosfere triestine, sempre uguali e sempre diverse, formano la lunga galleria della sua pittura.

In esposizione: un interno dell’antico Caffè Tommaseo, grande tela del 1992 che raffigura il pittore mentre percorre familiari sale ottocentesche di uno dei più celebrati ritrovi della città e la “Bora”, un’opera degli anni ’70 che fissa in un’immagine sintetica, e nel contempo evanescente, la lotta tra due uomini e le violente raffiche di un freddo mattino invernale. Ma anche gli anni Cinquanta e Sessanta, cioè la fase della produzione di Rosignano che può definirsi “espressionista”, è documentata al Museo Revoltella con un  “Paesaggio” del 1959 caratterizzato da una gamma esplosiva di colori imprigionati da contorni piuttosto marcati, e l’”Autoritratto” del 1961 (pervenuto in dono da Roberto Hausbrandt con la sua famosa collezione di autoritratti) in cui l’artista si vede da molto vicino, lo sguardo un po’ severo, il cappello e la sciarpa addosso come se si fosse fermato un attimo in procinto di uscire. Qui la sua pittura sembra avere perso l’eccitazione degli anni cinquanta, è più meditata e opaca, fatta di pennellate larghe e distese.

La mostra resterà aperta dal 20 novembre al 6 dicembre nella galleria “Scarpa” (soppalco dell’auditorium). Orario d’apertura: 10-18 tutti i giorni. Martedì chiuso.

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