Il fantasma dell’Impero chiude “Le vie del caffè”

La sala dell’Harry’s Grill ha ospitato il fantasma di Sissi. Dopo le due serate al caffè San Marco e al Caffè Tommaseo, con le ossessioni dell’imperatrice lette anche attraverso le sue cartelle cliniche, ecco l’ultimo degli incontri proposti a Trieste dalla Associazione “Gli amici della Contrada”.


Elke Burul interpreta lo spettro di Sissi: vestita di bianco, lasciata l’anoressia, il desiderio e la necessità dell’apparenza, può raccontarsi liberamente. Sorride dei suoi amori immaginari, medianici, con Achille, per il quale volle imparare il greco, o col poeta Heine dal quale si credeva ispirata. La libertà è al centro dei suoi pensieri. Sa che anche dopo la sua morte l’oppressione del potere continua a esistere. Scrive le sue poesie, si firma Titania, la regina delle fate, cerca una verità e una complementarietà spirituale e fugge da tutto, ma non è una notte di mezz’estate quella di Sissi.

La nausea per le apperenze di corte, per i rapporti falsi, le ipocrisie, le chiacchiere di chi la circondava emergono e spezzano quell’immagine mite di moglie e madre. In bilico fra sogni e fughe dalla prigione dorata, penserà e si sentirà unita in qualche modo a chi è vittima di persecuzioni. Dopo la sua morte, solo nel 1951 i plichi contenenti i diari dell’imperatrice sono consegnati al presidente della Confederazione elvetica assieme alla volontà manifestata dall’autrice di pubblicarli allo scadere dei 60 anni dalla sua morte. Volontà che dovrà attendere ancora circa 30 anni per vedere la sua attuazione. Il ricavato delle sue poesie contribuirà al Fondo dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati.

Ora sa che può sorridere, anche se il suo non è un sorriso perfetto. Può vestirsi di bianco, dopo anni di soli grigi e nero, può farsi fotografare: è finalmente libera dalle apparenze alle quali, anche lei, ha dato come tributo, la sua vita. Le musiche suonate al pianoforte da Carlo Moser l’accompagnano, appoggiano e sostengono le sue emozioni; il senso di libertà dato dalla coscienza del raccontarsi e del ricollocarsi la lasciano e ci lasciano liberi di immaginarla finalmente serena.

Nella foto di Antonella Cenci: Elke Burul e Carlo Moser

Print Friendly, PDF & Email
Share