Nel suo capolavoro del 1931 «M, il mostro di Duesseldorf», la storia di un maniaco sessuale, Fritz Lang ha teorizzato la violenza fuori scena. Senza mostrarla ne lascia intuire l’orrore. Ha dichiarato: “tutto il pubblico – anche chi non osa permettersi di capire quello che è successo a quella povera bambina – sente un orribile brivido corrergli lungo la schiena.” Il meccanismo si ripete nel gangster-movie «Il grande caldo» dove Lee Marvin sfigura Gloria Grahame gettandole in faccia del caffè bollente. “Perciò mentre la banda sta giocando a poker in una stanza mostravo il caffè fumante sul fornello […] Mi chiedo quante sono le mogli che hanno gettato del caffè caldo in faccia ai loro mariti e, molto deluse dal risultato, hanno detto: «Lang è un pessimo regista».” Lang, per non correre rischi, lo fa bollire a cento gradi.
Carlo Zivoli