I misteri di una parola

Cinque lettere. Una parola che evoca profumi, aromi, gusti, risvegli, ricordi ed emozioni. I più affezionati la pronunciano ogni mattina al bancone del bar, oppure assieme al collega di lavoro al distributore automatico, oppure ancora al ristorante a conclusione di una sostanziosa pausa pranzo. Eppure dietro alla parola “caffè” ancora molti dubbi non sono stati sciolti e la sua etimologia rimane avvolta nel mistero.

La ricerca della verità sembrerebbe portarci nelle terre africane dell’Etiopia, dove nel sud-ovest del Paese si staglia un’altopiano ricco di colture, dal nome “Kaffa”. Ma se la geografia sembra dare ragione a questa interpretazione, ci pensa la storia a provare a smentirci. Furono gli abissini infatti che, conquistando queste terre nel XVI secolo diedero questo nome alla regione. Ma in quel periodo il caffè era una bevanda già diffusa e bevuta in tutto il mondo. Dobbiamo quindi spostarci nella penisola arabica e fare un passo indietro ai tempi di Maometto. Qui si sorseggiava la “qahwah”, una bevanda dal colore rosso scuro e dagli effetti eccitanti, ricavata dall’estratto di alcuni semi. Questa parola fu poi applicata al caffè come lo conosciamo oggi, visto le comuni virtù inebrianti con l’antica bevanda araba. Una tappa intermedia dell’evoluzione del termine va individuata nell’espressione turca “Kahvè”, già molto simile all’italiano “caffè”. Il quesito rimane dunque ancora aperto e la verità sull’etimologia sembra perdersi nella notte dei tempi. Una notte araba o africana,  che evoca profumi, aromi, gusti, risvegli, ricordi ed emozioni.

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