Se il marocchino è “moretto”. Senato: caffè politically correct

Il Giornale 05-02-2010

Se il marocchino è “moretto”. Senato: caffè politically correct

di Paola Setti

«Un marocchino per favore». «Voleva dire un moretto, senatore». Non è dato sapere se la direttiva l’abbiano messa per iscritto. Alla buvette di Palazzo Madama, l’unico ordine certo è quello che impone la consegna del silenzio, provi a chiedere e ti pare di stare al Sismi: «Non siamo autorizzati a dare informazioni interne».

«Mi hanno detto però che è una questione di politically correctness – racconta un divertito senatore Franco Orsi, Pdl -. Ora aspettiamo di ribattezzare il cappuccino con un nome meno riconducibile ai frati». Ieri c’era la fila al bar del Senato. Tutti a chiedere un marocchino per verificare se fosse vero.

Ebbene sì. […] I baristi alla buvette correggono, come se lorsignori onorevoli stessero dando prova di bassezza razzista. […]
Così, tocca scoprire che il «marocchino» deve il nome al colore di un tipo di pelle usata come fascia per cappelli in voga negli anni Trenta, il Marocco, che ha appunto una colorazione simile alla bevanda, e che nasce a Torino, dal «Bicerin» di Cavour, evoluzione della bevanda sabauda con l’avvento delle moderne macchine del caffè. […]

«E questo dimostra quanto stupido sia il politically correct a tutti i costi» s’infervora Giorgio Stracquadanio. […] Nel tentativo di nobilitare la persona apostrofata, le si scarica addosso il problema, inchiodandola a uno stigma sociale. […]». Per fortuna ci si può scherzare ancora su: «Alla Camera le deputate brutte oggi sono “diversamente f…”. Ma forse questa lei non la può scrivere…».

[link all’articolo originale]

Print Friendly, PDF & Email
Share