Il 21 febbraio Karl Marx e Frederich Engels pubblicano il Manifesto del Partito Comunista ed è un ’48 in tutta Europa! Esattamente centododici anni dopo, animato dallo “spettro” che ha raggiunto anche le isole più lontane, Fidel Castro nazionalizza tutte le imprese Cubane.
Con la caduta del blocco socialista, cessa l’aiuto sovietico e inizia il “periodo speciale” in cui si cerca di gestire la grande crisi.
Oltre al problema di come sbarcare il lunario, venendo a mancare concimi chimici, insetticidi, carburante, si torna ai vecchi metodi: agricoltura biologica, trazione animale, ammendanti naturali.
Ecco come nasce ad esempio il caffè Cubita, coltivazione 100% biologica, il cui sapore viene descritto equilibrato, piccante con un retrogusto fruttato, di tabacco.
Nel 1993 le fattorie di Stato, fina a poco prima produttiviste, diventano all’80% cooperative che forniscono alimenti alle istituzioni statali (ospedali, scuole, asili), ma le eccedenze produttive possono essere vendute liberamente. Si coltivava ovunque: nei patii, sulle terrazze delle abitazioni – in vasi, scatole o pneumatici –, creando cooperative urbane e una rete di negozi di sementi e di utensili dove dei consulenti consigliavano i clienti.
Vennero creati Istituti di ricerca per lavorare sul vermicompostaggio, sulle bio-formulazioni e la difesa biologica del suolo e vennero realizzati 280 centri di produzione di pesticidi e prodotti biologici.
Pare che anche il generale Pancho, amico del Che, uno della mezza dozzina di “Eroi della rivoluzione”, tornato sulla Sierra Maestra in mezzo alla giungla delle sue battaglie, abbia realizzato una fattoria a energia solare e una coltivazione biologica di caffè.
Nel 2000 venne creata una zona protetta, nel sud est dell’isola, inserita nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco: il “Paesaggio archeologico delle prime piantagioni di caffè”.
E arriviamo al 2008: Raúl Castro, presidente della Repubblica Cubana, nel suo discorso del 24 febbraio espone le riforme apportate, fra le tante: una moderata politica di privatizzazione e il prezzo al produttore del caffè e di altri ortaggi aumenta.
Andando a Cuba, e questo è il periodo migliore, non occorre portare con sè caffettiere e la materia prima è ottima: potreste rimpiangere il pane o l’olio italiano, ma non il caffè. Curiosità: a Cuba lo preparano con lo zucchero direttamente nella moka e quella ce l’hanno tutti!