Dopo Werner Herzog, con lo straordinario “La ballata di Stroszek” (1977), e Wim Wenders, con l’ormai leggendario “Paris, Texas” (1984), un terzo autore tedesco si cimenta con la frontiera americana nel toccante “Bagdad Cafè”.
In un luogo desertico non lontano da Las Vegas sorge uno squallido motel poco frequentato. Qui approda Jasmin, un’improbabile turista tedesca la quale, senza batter ciglio, domanda una camera singola. E’ interpretata dalla grande Marianne Saegebrecht, resa famosa pochi anni prima da un’altra pellicola diretta da Adlon: “Sugar Baby”.
Sulle note dello struggente main theme “Calling you” le solitudini dei protagonisti si sciolgono in delicati rapporti di amicizia. La teutonica protagonista decide di dare aria nuova al “Bagdad Cafè” trasformandolo in un luogo pieno di vita, solarità ed un pizzico di magia: pian piano gli avventori danno fiducia al rinnovato locale.
Eccellenti le interpretazioni degli altri due co-protagonisti della pellicola: un ormai anziano Jack Palance, indimenticabile protagonista di tanti film di guerra nonchè del capolavoro godardiano “Il disprezzo”, recita qui nel ruolo di una specie di cow-boy solitario ormai disilluso; la bella CCH Puonder veste i panni di Brenda, donna agli antipodi da Jasmin con la quale intreccerà un forte legame.
Anomalo road-movie dal carattere statico e dal ritmo lento, “Bagdad Cafè” utilizza gli stilemi del film di frontiera per parlare della condizione di donne che sanno ribellarsi e riscoprire la propria identità senza cedere alla debolezza ed alla solitudine.
Carlo Zivoli