Café Muller è uno spettacolo di Tanztheater. Una produzione palesemente autobiografica di Pina Bausch, il racconto della sua infanzia nel caffè del padre e le dinamiche del mondo degli adulti che, in quel luogo, attorno a lei si svolgevano.
Pina Bausch (1940-2009), coreografa tedesca, materializza emozioni forti, crude, totali. Ad un anno dalla sua morte il Teatro Miela di Trieste le ha dedicato, in questi giorni, un’omaggio video cinematografico. In Caffè Muller ci si muove sulla musica di Henry Purcell: The Fairy Queen e Dido e Aeneas. E’ dolore, realtà che urta. Siamo nella Germania del dopo guerra. I corpi mostrano interamente il vissuto e ogni movimento è di una presenza impeccabile.
L’attenzione dell’uomo che cerca di evitare l’incontro con l’ostacolo a una donna che si muove cieca attraverso la sala, incurante di lui e di quel che le sta attorno; l’incontro e l’abbraccio disfatto e immediatamente ricostruito, ripetuto innumerevoli volte, tutto grida rapporti, ruoli, dinamiche che impediscono di costruire, non vedono o non tengono conto di chi e cosa è attorno. E’ notte, la notte della ragione. Pina Bausch è triste, ma vera. Si è detto che per 30 anni c’è stato chi ha copiato ballerine in sottoveste e piedi scalzi e sedie rovesciate. I modi schivi e semplici di quest’artista costruivano e lasciavano spazio all’altro senza presunzioni, con un’ autorevolezza dovuta a chi, col gesto, anche muovendo il nulla era in grado di far apparire tutto.
Grazie Pina.
Teatro Miela [Link]
La sobrietà, innanzi tutto. Questo ci insegna Pina Bausch, la grande artista che non c’è più. I suoi gesti mi ricordano l’essenzialità architettonica dello stile romanico, lineare, capace di lasciar trasparire in ogni corpo solido il primo motore interno, lo Spirito: un mondo che abbiamo chiamato metafisico, così sempre immanente…