L’inaugurazione ufficiale con le autorità si è tenuta in fiera a metà mattina. Ma il primo evento del ricco calendario di TriestEspresso Expo si è svolto ancor prima, in Camera di Commercio. Si è trattato del “Focus Indonesia: opportunità commerciali, investimenti, turismo”, organizzato da Aries, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Mohamad Oemar, ambasciatore dell’Indonesia in Italia, una delegazione di sessanta indonesiani e Vincenzo Sandalj, nella duplice veste di console onorario dell’Indonesia in Italia e di titolare della Sandalj Trading Company.
Sandalj, raccontando la propria esperienza nel commercio di caffè verde nel Paese, ha tratteggiato un interessante quadro sulla produzione e sul commercio del caffè indonesiano.
Qualche dato? Sono ben 2milioni i piccoli coltivatori, il caffè è coltivato prevalentemente nelle isole di Sumatra e Java, l’85% della produzione è robusta, mentre il 15% arabica. Il trend di produzione è in continua crescita, tanto che nel 2009 l’Indonesia ha scavalcato la Colombia, diventando seconda solo a Brasile e Vietnam, con una produzione di circa 11milioni di sacchi all’anno. Non solo: è il secondo Paese consumatore di caffè tra tutti i Paesi produttori.
“L’Europa è divisa nelle preferenze di consumo – rileva Sandalj –. I mercati del Nord sono molto interessati ai prodotti di certificazione etica, mentre in Italia viene guardata in particolar modo quella di origine geografica. Insomma, l’Italia è più interessata al gusto che il prodotto dà in tazza. In questo quadro, l’Indonesia ricopre un ruolo di rilievo per i prodotti certificati che chiaramente hanno un premio sul mercato rispetto agli altri”.
“Alla Sandalj Trading Company – prosegue – lavoriamo per introdurre il caffè indonesiano nelle miscele dei torrefattori italiani. Da questo punto di vista è un Paese molto interessante, perchè offre un’enorme varietà: i robusta sono caffè dolci, bilanciati, con forte corposità, mentre gli arabica hanno buon corpo, un’acidità non eccessiva con grande varietà di gusti, essenze floreali e fruttate. E sono convinto che ci sono ancora moltissime varietà da esplorare”.