Hermitage, uno dei più famosi e straordinari musei al mondo. Una collezione d’arte vastissima, nata per l’insaziabile passione per il bello, e per capriccio, della dispotica zarina Caterina II, la Grande. Ora il Palazzo d’inverno di San Pietroburgo, da lei vezzosamente chiamato “eremo”, residenza sua e di tutti gli zar fino alla presa di potere bolscevica, è sede del museo. E qui, passeggiando lungo i 26 chilometri di corridoi e sale, si ritrovano non pochi rimandi al caffè.
Nelle stanze in cui si conservano oggetti appartenuti agli zar, che un tempo realmente arredavano le sale e le tavole imperiali, si ritrovano numerosi servizi da caffè in porcellana riccamente decorati.
Molti risalgono alla prima metà del Settecento, quando il caffè stava iniziando a diffondersi in Europa, ed era pertanto lusso e status simbol dei salotti più esclusivi.
Sulle tazzine e sulle caffettiere, sono dipinte scene di caccia, vittorie belliche o simboli dell’impero russo, in primis, l’aquila bicipite.
E poi servizi in argento prodotti da artigiani europei, resi ancor preziosi da inserti in avorio.
Se poi si vorrà giocare a scovare il caffè nelle opere d’arte esposte, non si rimarrà delusi. Dalla poco nota “Ragazza con vassoio” di Philipp Mercier, alla ben più celebre “Natura morta con caffettiera” di Camille Pissarro. Per concludere con la natura morta, ma questa volta scultura, di Botero. Sul tavolo anche un caffettiera o una teiera? Libera interpretazione…