Un recente studio canadese ha evidenziato effetti negativi relativi all’assunzione di caffeina dopo un pasto abbondante e ricco di grassi. La notizia ha avuto una certa eco mediatica destando molte preoccupazioni purtroppo senza prestare attenzione al fatto che lo studio ha preso in considerazione dosaggi di caffeina estremamente elevati e non di comune assunzione.
“An oral lipid challenge and acute intake of caffeinated coffee additively decrease glucose tolerance in healthy men” è il titolo della ricerca dell’Università Canadese di Guelph pubblicata su The Journal of Nutrition. La ricerca ha stabilito una relazione tra l’ingestione di grassi e l’aumento della glicemia soprattutto se in concomitanza con l’assunzione di caffeina. La quantità di caffeina presa in considerazione è però pari a 400 mg, corrispondente a più di 8 tazzine di espresso bevute contemporaneamente.
Di tutta evidenza, dunque, lo studio non è assolutamente sovrapponibile alle comuni abitudini alimentari. Confutando la lettura superficiale dell’articolo originale compiuta da alcuni mezzi d’informazione, l’ufficio stampa Weber Shandwick Italia ha comunicato le dichiarazioni di alcuni esponenti della comunità scientifica italiana.
Fausta Natella, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, ha dichiarato che «analizzando lo studio dei colleghi canadesi emerge che la quantità di caffeina presente nel caffè oggetto di studio è tale che dovremmo parlare più di un effetto farmacologico che non alimentare».
Alessandra Tavani, capo laboratorio dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, commentando il lavoro canadese ha rilanciato sostenendo che «si deve considerare la scarsa importanza epidemiologico-clinica di questi dati. Il caffè a breve termine può anche avere effetti negativi sul metabolismo del glucosio e questo può essere interessante per capire i meccanismi di azione della caffeina sul metabolismo, ma, se si guardano i dati epidemiologici a lungo termine, il caffè è risultato protettivo sul rischio di insorgenza di diabete».