Era amato per la vista impareggiabile sulla piazza Djemaa el Fna, cuore pulsante di Marrakech. Per la sua terrazza, dove sorseggiare un tè alla menta, un caffè, mangiare un pasto leggero. Luogo di sosta, dove osservare a breve distanza la vita e i colori del souk marocchino: incantatori di serpenti, banchetti che offrono succo d’arancia, venditori d’acqua, un continuo via-vai di stranieri e abitanti della città… Il Caffè Argana era meta immancabile per i turisti a Marrakech.
E proprio per esser un luogo simbolo del paese, assieme alla piazza dove si trova, proclamata nel 2001 “Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” dall’Unesco, il Caffè Argana è diventato obiettivo del più recente attacco terroristico. Molti feriti e 16 vittime il bilancio dell’esplosione della scorsa settimana. La maggior parte stranieri: otto cittadini francesi, un britannico, un canadese, un olandese, un portoghese, uno svizzero e tre marocchini. Uccisi da un kamikaze che si è fatto esplodere proprio su questa terrazza. Un atto che ha sconvolto e investito un Paese considerato sicuro, l’unico nord africano non toccato dai recenti sommovimenti.
L’edificio del Cafè Argana occupava l’angolo di un vecchio foundouk, una locanda per mercanti. Una struttura semplice, su due piani, citata in tutte le guide turistiche per i gelati all’avocado, alla pesca, al latte cagliato. Punto di incontro non solo per gli stranieri, sempre affollato al tramonto. E ora purtroppo teatro distrutto di un attentato non ancora rivendicato.