Il caffè sembra stimolare la produzione di una sostanza (un fattore di crescita in grado di contrastare l’insorgenza di fenomeni degenerativi cellulari) naturalmente presente negli individui sani ma carente in quelli affetti dal morbo di Alzheimer.
Le notizie positive sul caffè nella prevenzione delle malattie sembrano non avere sosta. Qualche complottista potrebbe fantasticare di pressioni esercitate dalla potente lobby dell’industria del caffè (ammesso che esista in questi termini) nell’influenzare qualche scienziato senza scrupoli, eppure tutte queste notizie derivano da approfonditi studi scientifici provenienti da prestigiose università. Questa settimana è la volta della University of South Florida tramite un team di ricercatori con a capo Chuanhai Cao e Gary Arendash.
I ricercatori, con un articolo da poco pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, hanno verificato l’esistenza di un effetto combinato tra la caffeina e una sostanza non ancora identificata nello stimolare la produzione del fattore di crescita denominato GCSF (granulocyte colony stimulating factor) riscontrabile nel sangue. A dimostrazione di questa tesi vi è l’evidenza che il medesimo effetto non viene determinato dal caffè decaffeinato e nemmeno da altre bevande contenenti caffeina. «Il caffè con caffeina stimola il naturale aumento dei livelli di GCSF nel sangue. L’esatta modalità con cui ciò accada non è stata compresa. Vi è una interazione sinergica tra la caffeina e qualche misterioso componente del caffè che genera questo positivo aumento dei livelli di GCSF nel sangue» ha dichiarato il neuroscienziato Chuanhai Cao.
Si tratta di una conferma e di un passo avanti rispetto ad altri studi precedentemente pubblicati dimostranti la riduzione del rischio di ammalarsi di morbo dell’Alzheimer in seguito al consumo quotidiano di caffè da parte di persone di mezza età. Nella medesima università era stata dimostrata anche la peculiarità della caffeina di ridurre la produzione, nel cervello delle cavie, della proteina beta-amyloid che sembra essere connessa con l’insorgenza del morbo.
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