Rick’s Cafè Americain

Il caffè in Casablanca, film del 1942 diretto da Michael Curtiz, è un leitmotiv. La storia ruota attorno a locale di Rick, e il caffè entra in scena in due occasioni che non sembrano semplici comparsate, ma dei cameo.

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Il Rick’s Café Americain accoglie uomini in fuga dal nazismo e in attesa del visto che permetterà loro di raggiungere l’America. Ci arrivano eroi della resistenza fuggiti da campi di sterminio e giovani sposi che stanno per cedere allo sconforto, polizia e ladri, tedeschi ed ebrei; ospita indignazione e dignità al canto della marsigliese. Estremi si contrappongono nella lotta tra arroganza del potere e desiderio di libertà. Il caffè sta a guardare, testimone degli accadimenti, ma la sa lunga.

Al Blue Parrot, l’altro locale dove la borsa nera vende permessi per l’espatrio, dall’ibrik passa al bicchiere di una dolcissima Ingrid Bergman: “Un caffè così buono non lo berremo mai più” è il commiato accompagnato da un sorriso in grado di addolcire il più cupo e amaro dei caffè.

E’ il caffè a concludere momenti speciali di storie difficili. Rick, un Humphrey Bogart da Oscar con l’immancabile sigaretta in bocca, permette una vincita al gioco per dar modo a una giovane coppia di mettersi in salvo. La felicità dei giovani sposi viene gustata anche da chi nel caffè ci lavora e, come dopo un buon pasto, il cameriere, traboccante di gioia, domanda a Rick: “Volete una tazza di caffè?”

Bravissimi i caratterizzatori e i protagonisti passati più al mito che alla storia. Lo staff Hollywoodiano è composto da ebrei che hanno trovato rifugio in America. Oltre alla professionalità c’è tanta motivazione e sguardi e gesti esprimono emozioni che dicono tutto. E se con questo film l’America fa una buona campagna autoreferenziale, emergono anche, attraverso i personaggi, i doppi giochi internazionali. Un film che fa riflettere e, se  non lo si ha ancora visto, vale davvero la pena di porre rimedio alla cosa.

http://youtu.be/INBmVxAsdFE

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