La storia di Sindona è intrisa di misteri e termina con un finale inquietante: muore dopo aver sorseggiato un caffé al cianuro. Partiamo proprio dalla fine. E’ il 20 marzo 1986 e ci troviamo nel quinto reparto del carcere femminile di Voghera, un reparto approntato per custodire un solo uomo, un solo detenuto considerato così speciale da predisporgli misure eccezionali.
Per arrivare fino a lui bisogna superare un percorso sbarrato da porte blindate e guardie che controllano e perquisiscono chiunque. Nel corridoio ci sono telecamere che vigilano chi entra e chi esce e sono state predisposte 15 guardie che si occupano soltanto di lui, divisi in 5 turni a rotazione, di modo che nessuno possa sapere prima quando andrà a sorvegliare quel detenuto.
I suoi pasti sono controllatissimi, prelevati dalla mensa comune a tutti gli altri detenuti, chiusi a chiave in un contenitore e portati in cella. Così, dalla fine del 1985, tutti i giorni sempre uguali, con Sindona chiuso nella sua cella, che fa sempre le stesse cose: leggere la Bibbia e scrivere lettere. Fino a quel 20 marzo, quel giorno le cose vanno diversamente.
Sono le 8 del mattino e come al solito inizia il rito sorvegliatissimo della colazione. Il caffè viene preparato dalla macchina espresso dello spaccio del carcere, viene messo in un termos pulito con il getto a vapore e chiuso a chiave in un contenitore di metallo insieme al thè, al latte e allo zucchero. Due agenti ritirano il contenitore e si dirigono al quinto reparto insieme ad altri due agenti e al brigadiere che comanda quel turno di guardia. Il contenitore viene aperto e la colazione consegnata a Sindona, è lui stesso che la prepara: versa il té, il caffé e il latte e se li porta nella cella. Qui, con in mano il bicchierino di plastica che contiene il caffè, Sindona entra nel bagno… passa un minuto, l’ordine è quello di non perderlo di vista un momento così un agente si avvicina allo spioncino che dà sul bagno, ma è troppo tardi. Sindona torna nella cella, barcolla, evidentemente sta male, poi crolla sul letto e dice una frase. “Mi hanno avvelenato”. Viene ricoverato all’Ospedale di Pavia e alle 14,10 del 22 marzo 1986 muore.
Ma come è possibile con tutta quella sorveglianza e perché avrebbero dovuto avvelenarlo? Chi è Michele Sindona?
(Fonte: Inchiesta giornalistica – Misteri italiani – Rai)
Per approfondire
Corrado Stajano, Un eroe borghese, Ed. Einaudi
Simoni Gianni Turone Giuliano, Il caffè di Sindona. Un finanziere d’avventura tra politica, vaticano e mafia, Ed. Garzanti
Il mistero Sindona – Il banchiere che tornò in Sicilia (Link)
Michele Sindona intervistato da Enzo Biagi (Link)
Il banchiere piduista Michele Sindona e l’eroe Giorgio Ambrosoli (Link)