Caffè yemenita: shatter o qisher

Nello Yemen il porto di al-Makkha è stato sinonimo di caffè per quasi mille anni. Fu proprio qui che i primi chicchi di caffè arrivarono dall’Africa ed è la parola al-Makkha, modificata in Mocha, che divenne il soprannome universale della nera bevanda. Non solo, quando i turchi conquistarono lo Yemen, il caffè di Mocha era già bevuto in tutto il mondo islamico e il suo gusto era diverso dal caffè turco, forte e fangoso.

Il caffè yemenita è forte ma senza residui. Un gusto simile a un miscuglio di chiodi di garofano, cardamomo, zucchero e acqua. Si prepara con il metodo shatter che prevede l’immersione di un cucchiaio colmo di caffè macinato speziato in acqua calda da bere nel pomeriggio. Invece alla mattina, gli yemeniti preferiscono unire lo zucchero e il caffè, bollirli assieme in un pentolino dal manico lungo chiamato ibrik e servirli bollenti. Il dorato caffè yemenita è servito in grossi bicchieri di vetro e si presenta come un’infusione leggera, fantosiosa e dolce.

Molti yemeniti però al posto del caffè bevono il qisher, una bevanda preparata con le bucce invece che con i chicchi di caffè. E’ praticamente una bibita al caffè e la sua preparazione può richiedere anche una dozzina di differenti bricchi di qisher, alcuni amari, altri dolci, alcuni lasciati in infusione a lungo, che vengono poi mescolati per creare la tazza perfetta. Jean de La Roque nel 1715 scrisse: “Se ben preparata, sostengono che non esista bevanda paragonabile”.

Per approfondire:
La tazzina del diavolo di Stewart Lee Allen

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